giovedì 31 ottobre 2013

NELLA LEGGENDA

Punizione lunga di Sergio Ramos dalla linea centrale del campo, la palla arriva in area e Mascherano la sfiora appena. Quanto basta, però, per ingannare il portiere avversario. Juve-Brescia 1-0. Poi sono quaranta minuti d'assedio, prima del fischio finale. Dopo tanto inseguire, il mio bilancio a livello leggenda di fifa 2008 è in attivo: 20-18-19 in particolare, ottenuto con squadre della A italiana, per le malelingue.

Ormai il calcio (vero) significa veramente poco per me. Mi fa piacere se la Pistoiese o la Juventus vincono ma mi sono appassionato più alle vicende di questi giocatori virtuali che a quelle dei reali. Cinque anni di campionati in cui dalla mia Juve sono passati 100 giocatori e più. E' quindi doveroso a questo punto un best of. La mia formazione ideale di questi campionati in "modalità allenatore". Eccola qua:

POR Buffon
TS Sergio Ramos
CD Richiards
CS Da Silva
TD Mertesacher
CCS Fabregas
CC Iniesta
CCM Mascherano
AD Messi
AT Trezeguet (Aguero)
AS Cristiano Ronaldo

Buffon, Mertesacher, Richards ... il mio mantra. Forse più di Zoff, Gentile, Cabrini. E' un male?

venerdì 18 ottobre 2013

MILANO-BOLOGNA COAST TO COAST

Eccoci sul solito intercity, Vecchio e un pò puzzolente ma con nove euro me la cavo e non è un dettaglio da poco. Sono di ritorno da Milano come succede quasi tutti i sabati da un paio d'anni a questa parte.

Ma ora l'estate sta finendo e in spiaggia di ombrelloni non ce ne sono (quasi) più. Di lezioni ne rimangono solo pochissime e poi, questa insperata e strampalata esperienza, sarà finita.

Milano è diventata a buon titolo la mia terza città e sinceramente non l'avrei mai detto, io che mi sono sempre professato anti milanese convinto.Non che sia diventato d'improvviso un amante di inter o milan, di via montenapoleone, della borsa e via  dicendo. Ma certo ho scoperto qualcosa di diverso oltre la Milano da bere della televisione e del cinema con cui, volente o nolente, sono cresciuto.

Ma tutto questo è quasi passato. Niente più parco dell'ex Paolo Pini, niente serate all'Alcatraz o al Rock and Roll strappate a fatica al riposo dopo le sveglie alle cinque. Niente più autobus e metro e lezioni in questo status di universitario riguadagnato e riperso.

Proclami bellicosi sarebbero quelli del ripartire da qui; pianificare altre cose, stimoli esperienze perchè quella scrivania da impiegatuccio che sento tanto sento stretta non finisca per soffocarmi. Ma non so: forse ho bisogno di recuperare un pò di energie prima di attaccare di nuovo o forse dovrei solo cominciare a accettare che le cose finiscono anche.

Il prof. di stamani, decisamente in là con gli anni, nel suo divagamento che dall'informatica lo ha portato a parlare dell'intero scibile, ha detto di voler vivere ma nel contempo di aspettare la morte senza il bisogno di negarla o di trovargli un senso a tutti i costi.

Mi chiedo se sarà così anche per me. Se riuscirò mai a raggiungere una condizione di assenza di rimpianti così limpida e serena, specie mentre vedi che tutto intorno a te pian piano finisce o, altre volte, crolla all'improvviso.

Siamo solo a Fidenza, il viaggio è ancora lungo. In tutti i sensi. Si spera.

lunedì 5 agosto 2013

LifeLong Learning

Leggo ancora - non saprei dire se spesso o talvolta - libri come Trainspotting o I Re del Mondo. E quando i personaggi arrivano alla conclusione che chi ha più di vent'anni ormai non sia altro che una patetica macchietta mi trovo spesso d'accordo. Non che tutti i ventenni siano dei mahatma, intendiamoci, però il senso credo sia chiaro.

Comunque il problema è che, a un certo punto, la scavalchi anche tu quella simbolica soglia del rincoglionimento. Fino a che, poi, questa non cessa anche dalla sua condizione di simbolica. Sì, diventa rincoglionimento vero e proprio, hardware mi verrebbe da dire: demenza senile, alzheimer e via dicendo. Ma non è di questo che stavo parlando.

Dicevo, ti trovi tu stesso a avere trent'anni o peggio, come il sottoscritto, quaranta.

Rents ti osserva sempre dai suoi ventidue anni, dai suoi rave, dai giri per i prati con Begbie, dalle sue doverose prese per il culo alla società dei colloqui, della carriera e della politica. Ma lui è fatto di idee o al più di carta, se lo può permettere.

A te resta soltanto una cosa.

Ogni tanto ripenso a un'episodio preciso di vent'anni fa. Quando andai a Chieti da mia cugina. Lì un giorno un tizio mi venne a prendere con una delta per andare a far due tiri. Lo giudicai "uno grande": magari aveva 31 anni, ma così dal ricordo direi che fosse sui 35-40. Di sicuro era un "padre di". Nel senso che conobbi un bambinetto che stava di casa vicino a Rita e questo mi disse "ah, ti piace il basket! Allora devi conoscere mio padre".

Arrivò quasi sgommando coi finestrini abbassati e la techno a palla. Facemmo un bell'uno contro uno: all'inizio mi fece sfogare, poi progressivamente mi fece il proverbiale culo a strisce. Nel viaggio di ritorno parlammo di Larry Bird e dei mitici Celtics degli anni '80.

Pensai che io alla sua età volevo essere come lui.

Non so se ci sono riuscito.

Comunque è quella la cosa che al più ti resta.

Il tarlo di provarci.

Che, sia detto senza troppo rumore, è almeno meglio dell'eleggere a nuovi valori il teatro o le robe tipo slow food.