martedì 27 gennaio 2009

RENZO

Le scorte in casa sono finite, sicchè si compie uno degli altri riti che scandiscono il passaggio dei miei giorni : la spesa alla Coop. Quasi sempre intorno alle 19,30 quando molte delle insalate sono state devastate e per il pane devi fare a botte.
Di lunedì, stavolta.

E' un'esperienza quasi allucinata nel senso che mi muovo fra i corridoi automaticamente un pò come i carrelli in quei magazzini in cui non ci sono più operai ma solo macchine. Per aumentare l'efficienza, si dice. Comunque quando faccio la spesa non penso e sinceramente non guardo neanche troppo chi ho intorno.

Mi sento chiamare e vedo che era Renzo.

L'ho conosciuto circa 10 anni fa : era un borsista, ricercatore o chissà cosa nel laboratorio dove facevo la tesi. Mi aiutò un sacco, non solo per gli aspetti tecnici ma essendomi anche umanamente vicino nei momenti in cui in preda a deliri schizzofrenici il professore mi trattava un giorno come un figlio e il giorno dopo come una merda. Chissà, ai professori universitari questo è concesso come cosa normale. Anzi ci si aspetta quasi un atteggiamento così, alla Sgarbi direi.

Stava pure lui a Pistoia (il laboratorio era a Firenze) e quando gli orari coincidevano mi portava a casa, offrendosi sempre spontaneamente tanto per dire.
Devo a lui il fatto di aver ripreso a masticare qualcosa di informatica perchè essenzialmente 8 anni passati ad ingegneria - col servizio civile e la tesi , d'accordo ... - sono serviti soprattutto a farmi dimenticare le uniche cose in cui ero veramente bravo.

Della tesi che ho scritto devo più a lui che a coloro che in qualche modo compaiono come relatori, correlatori, alfieri, regine, cavalli o pedoni. Ma lui non ci volle comparire in quella lista. Per non fare spregio all'ineluttabile volere del sopracitato "Sgarbi". Perchè un pò lo temeva e un pò era tenuto per le palle, come tutti i precari di questo mondo, nelle università e no. E quella forse fu la sua unica colpa. Che però per il mio modo di vedere fu piuttosto grave.

Ci siamo persi di vista e ci siamo ritrovati per due minuti. Si vedeva che gli faceva piacere avermi ritrovato e direi che lo stesso sia stato per me. Ho avuto anche l'idea di chiedergli se c'era verso di collaborare con l'università : sapete i corsi di commerciale qualche scoria me l'hanno lasciata.... Ma non l'ho fatto e direi che ho fatto bene.

Il lavoro divide e davvero non ne vale la pena.

lunedì 26 gennaio 2009

IDENTITIES

Si può risorgere solo dopo essere morti.

Ed è legato alla nostra natura, c'è poco da fare. E non solo alla mia che sono pessimista, vesto quasi sempre di nero, non voto alle primarie e tutto il resto. Anche alla vostra, anche se ormai potreste anche essere così rincoglioniti da non rendervene conto. Finchè morirete comunque.

Comunque ora va meglio e posso sentire "Eve Of Seduction" dei Symphony X come un inno di guerra e pensare che, cazzo sono tornato. Tu, a cui devo tutto questo, sai chi sei. Non importa che lo spiattelli in giro. Anzi, mi sembrerebbe quasi offensivo.

L'identità, l'immagine di sè è un puzzle fatto di tanti pezzi. Nessuno di questi è te. Tutti loro insieme sono te. E per quanto riguarda quelli visibili sono sì creati da te, ma senza di loro tu non esisti. Anche se vivi in un eremo con appesa una scritta "ogni vostra visita è altamente sgradita", come quell'amico di F.

Il rito della partita continua. Non è questione di dieci ragazzotti che corrono dietro un pallone, ora più che mai. Così sparito l'ultras resta la maglietta degli LA Guns a dire chi sono. E ieri anche moglie e figlio, altri pezzi di me.

A sette secondi dalla fine Darby si butta in terzo tempo con due difensori addosso. L'appoggio a canestro è scomposto, la palla picchia sul ferro. Arriva Tyler, tap-in e vittoria. Il bimbo batte le mani e corre a dare i pugni sul plexiglass e lo rifà varie volte, contento della birbonata. (Eppoi si dice che a tre anni non capiscono : siamo noi, che oramai abbiamo una melassa al posto dei neuroni che non capiamo, altrochè).

Ho perso i Nabat. Ma torneranno a Marzo.

giovedì 8 gennaio 2009

LA MESSA E' FINITA, ANDATE IN PACE.

Da ieri sera non faccio più parte di alcun gruppo ultras, visto che quello che era il mio si è sciolto.

Motivi, dettagli e tutto il resto appariranno su fanzine, comunicati e quant'altro con modi e tempi che a questo punto mi riguardano fino ad un certo punto, ma che tutto sommato seguiranno (presumo) i canoni di tanti articoli visti su ultrasbasket, fans magazine e via dicendo.

Qui del resto non mi interessa parlare in generale, ma di me. Quindi mi perdonerete la visione volutamente parziale o forse minimalista.

Per me poter presentarmi in un qualsiasi ambiente distinguendomi dalla massa grigia è importante. Sarà difetto di autostima, personalità quello che volete. E mi fa star bene.

Per questo mi sento solo di ringraziare chi (e non parlo solo del gruppo ma anche della mia M.) mi ha permesso di farne parte.

Solo che man mano che vai avanti con gli anni, diventa sempre più difficile. Per lo meno escludendo i canoni tradizionali (carriera, macchina, soldi, amanti etc...) che tanto piacciono a molti miei coetanei ma che a me fanno solo tristezza. L'occasione di poter far parte di un gruppo ultras a 34 anno in modo probabilmente più intenso e vero di quando "avrei dovuto farlo" è stato un regalo insperato.

E anche un qualcosa che mi ha fatto andare avanti fra notti insonni, pannolini, cartoni idioti alla TV, discorsi altrettanto idioti sui bimbi fra genitori ... e commerciali e budget e business plan, delibere, determine, router, firewall e tutte le cazzate della vostra bella società borghese tecnologica e commerciale. E' proprio quando vedi la tua giovinezza che inizia ad andarsene che ti ci tieni ancor più disperatamente attaccato.

Fino a quando semplicemente e pezzo per pezzo finisce, come tutto.

Esco da questa chiesa pagana in cui si celebra il rito funebre dello scioglimento dopo aver recitato i miei salmi ed aver ascoltato l'omelia. Mi incammino verso casa. Anzi verso casa di mia nonna, perchè a furia di parlare ho perso anche l'ultimo treno, il che la dice lunga su quanto sia una persona concreta e matura.

Ultras o sì è o non sì è, dicono. E' vero.

Io non lo sono e non lo sono mai stato, per lo meno nel senso comune che alla parola danno molte persone (anche di idee opposte sull'argomento).

Però ho sempre cercato il mio modo di essere ultras. Come metallaro. Come hacker e anche come babbo o come anarchico. E come quasi nessuno fa, se ci penso bene.

Cammino, senza voltarmi.

Farò quel che credo, come potrò e meglio che potrò. E anche e forse soprattutto fino a che potrò.

Voi fate un pò il cazzo che vi pare.

venerdì 2 gennaio 2009

GUARDANDOSI INTORNO

Il Re del Popcorn era felice.
Era un tipo che amava sorridere, con tutte e due le bocche e sapeva incantare coi suoi discorsi del cavolo.
...
La voce del Re del Popcorn che vi dice come stanno le cose, che vi offre la verità, vi dice che lui vi ama e vi nutrirà e si prenderà cura di voi, e voi non dovete fare altro che ricambiare quell'amore, e non dovete fare altro che comprendere che ciò che vedete sugli schermi sono le visioni degli dei, la verità universale ... e la maniera in cui dovreste condurre la vostra vita, perchè così dice il messia, il Re del Popcorn.
Sì, il Re del Popcorn era felice.
Ed era pazzo.
E stava dando una mano a rendere tutti più pazzi di quanto già non fossero.

(Joe R. Lansdale, "La notte del drive-in")