lunedì 26 maggio 2008

GUERRIERI

Se pensi che possa cambiare il mondo ti sbagli alla grande, è già tanto se mi cambio le mutande. voglio solo darti un'emicrania lancinante fino a che non salti nel vuoto come uno stuntman. Io voglio passare ad un livello successivo, voglio dare vita a ciò che scrivo. Sono paranoico ed ossessivo fino all'abiura di me. (Caparezza)



giovedì 22 maggio 2008

NO TRIP FOR THE CATS

(Ovvero: ‘un c’è trippa per gatti)

Non ho visto il film “tutta la vita davanti” della cui protagonista, debitamente ignudata ho comunque le giuste immagini su un max finito casualmente (nel senso che non l’ho comprato io) per casa.

Il tema però della completa assenza di un “futuro lavorativo” degno di questo nome è sicuramente ben presente nella mia vita ed in quella di M. che mi dà l’occasione di questo post con quanto mi ha detto del suo incontro di ieri con gotha della sua onorata azienda.

Se qualcuno che non mi conosce è per caso finito qui e, sempre per caso non ha ancora deciso di interrompere la lettura voglio precisare che non parlerò del precariato, della legge Biagi, di Beppe Grillo e della storia fritta e rifritta del “non c’è lavoro”.

Posso capire il discorso, ma non fa parte del mio vissuto. Ho sempre trovato lavoro con relativa facilità, anche perché quasi sempre di lavori di merda si trattava. Per lavoro di merda intendo qualcosa relativo al cosiddetto sottoproletariato impiegatizio. Niente miniere o autostrade o pomodori da raccogliere ma piuttosto manovalanza intellettuale fatta di scartoffie, somme in excel, accrocchi fatti da altri da dover presentare con-la-faccia-come-il-culo al cliente o cittadino etc… etc…

Dopo N anni di una roba del genere arriva lo scoglionamento e subito dopo l’incontro col capo in cui in sostanza dici che hai lavorato bene (e questo non lo dici solo tu, lo dicono i fatti e, molto spesso, anche i colleghi o i clienti) ma che hai le palle piene di questi lavori che al più puoi definire con esagerata magnanimità da celebroleso.

In cui vorresti non dico vederti buttati davanti al naso dei congrui aumenti, ma solo sapere se il tuo destino è continuare a sorbirti dette robe per i secoli dei secoli amen, oppure se l’azienda ha qualche piano per te, oppure ancora se è il caso che ti levi dai coglioni prima possibile perché quel ramo è in (più o meno occulta) dismissione.

Credo che siano domande più che lecite, specie dopo qualche anno che sei in un posto non solo per il fatto che ti hanno cresciuto con l’idea che “ti devi laureare in ingegneria o in economia e poi il resto verrà da sé” – e quindi che qualche minima aspettativa ce l’hai, inutile nascondersi dietro un dito. Noh, arrivo pure a capire che dei tuoi “sogni” (oddio!?) all’azienda possa anche non fregare un cazzo e forse debba.

Parlo di una semplice onestà di fondo. In questi N anni hai fatto straordinari non pagati, ci hai messo la faccia, hai preso degli schiaffi e tutto il resto. Credo sia il minimo sapere se, il continuare a farlo ti porterà a qualcosa oppure no. E ancora, visto che a 40 anni – professionalmente parlando – sarai morto e sepolto avere gli elementi per prendere le tue decisioni, cambiare lavoro, ambito o tipologia professionale … vita ….

Guardate che concetti tipo la pianificazione delle carriere, la valutazione dei fabbisogni formativi, la contrattazione degli obiettivi, la gestione degli “alti potenziali” sono ormai assodati nella gestione del personale di pressoché tutte le aziende che non siano delle botteghe artigianali o poco più.

In questi incontri ben difficilmente viene fuori qualcosa di concreto. Non saprai mai se sei visto come un alto potenziale o no. Ti viene detto che l’azienda crescerà, che ci saranno occasioni, nuove responsabilità, nuovi compiti e tutto il resto. Nessuna informazione significativa sul “tu” quanto piuttosto una nuvola di fumosi concetti sul “noi”, sapientemente esposti; così sapientemente che appena uscito pensi “cavolo che bello …quando si comincia” ma già un’ora dopo cominci a capire che ti hanno dato un’enorme inculata per di più coi sorrisi (suo e quel che è più grave, tuo) sulle labbra.

Questa scena si è ripetuta svariate volte con puntualità cosmica nella vita lavorativa mia e della mia ragazza, nonchè di amici e conoscenti. Ora di sicuro è importante sapersi vendere, essere aggressivi e tutto il resto … cosa che né io né M. siamo. Però l’idea che mi sono fatto è che nel lavoro dipendente gli spazi sono estremamente ridotti. Non ci sono vere occasioni di dimostrare quanto vali e crescere a meno che non tu sia nella cerchia della proprietà (nel privato) o nella sfera politica o sindacale (nel pubblico).

Così l’alternativa uno è quella di buttarsi in una libera professione che ti dà qualcosa in più in termini di mancanza di frustrazioni ma che ti costringe a strisciare per farti pagare e per dare il culo ai clienti senza considerare gli agganci necessari per partire e l’essere una canna al vento delle variazioni del mercato.

L’alternativa due è invece quella in cui quel culo viene poggiato su una scrivania, cercata dopo ridicoli rituali quali il colloquio o il concorso pubblico. Sapendo che fra 40 anni sarà uguale o peggio e che ogni giorno che passa la tua professionalità diminuisce con le tue possibilità di poter pensare concretamente ad un futuro diverso.

Niente vie di mezzo. O rischi tutto o solo briciole. O hai “luoghi dove poterti fare sentire al di fuori di quelli istituzionali” (sono parole che cito, non posso dire di chi ma di sicuro di una figura di un certo spessore che mi ha detto privatamente) o nulla.

Il lavoro, di sicuro, non è tutto. E ha ragione anche Max Pezzali quando dice che bisogna comunque sforzarsi di pensare positivo perché tanto a pensare negativo non ottieni nulla. Lo so e ci provo. Ma credo che sia tutto molto difficile quando oggettivamente vedi che non c’è trippa per gatti.

martedì 20 maggio 2008

SOTTOCOSTO

Dieci anni fa non avevo mai sentito parlare nè di prodotti sottocosto venduti al supermercato nè di viaggi o di voli low cost.

Esistevano i supermercati "classici" (tipo coop, conad, esselunga etc...) e spuntavano fuori i primi discount, che in genere vendevano roba di qualità variabile (mediamente bassa ma c'erano anche delle eccezioni) a prezzi veramente bassi. Con 20.000 lire riempivi un carrello, tanto per dire. Poi magari un paio di cose le buttavi perchè facevano schifo.

Oggi invece pare che la "normalità" sia il low cost, il last minute etc...

Però a parte il fatto che ormai il costo (e la qualità) di una spesa ad un discount e ad un supermercato ordinario sono quasi uguali, e così per i viaggi (quanti dei viaggi venduti come last minute sono veramente dei last minute) e per i voli (dove il costo dei biglietto di Ryanair & C è effettivamente più basso, ma poi tutto è un extra e quindi molto di ciò che non spendi da una parte lo spendi dall'altra) ... mi chiedo : com'è possibile un regime di permanente sottocosto?

Cioè, vanno bene raffinate gestione delle scorte per cui è meglio vendere a meno piuttosto che far deperire il bene etc... etc... Ma oggi quasi tutto è venduto sottocosto! Se fosse vero tutti avrebbero già chiuso, sarò accusato di qualunquismo ma non credo serva un premio nobel di economia per capirlo.

Boh, forse non capisco bene come stanno veramente le cose. Ma la sensazione è che più che altro ci siano in giro dei pacchi venduti come super convenienti e che di vere offerte ce ne siano ben poche.

(Lamento della massaia errante per il LIDL, a seguito di spesa di pannolini e generi minori valutata all'importo di 55 euri).

venerdì 16 maggio 2008

DALLA PARTE DEL TORO

Colazione al bar e lettura dei giornali locali.

C'è il solito allevatore che si lamenta perchè dei lupi gli hanno mangiato le galline o non so cosa.

Qualche giorno fa ho letto che sulle alpi svizzere è stato abbattuto un orso (JJ3 mi pare si chiamasse ... se era questo bel nome, eh?!) perchè era stato aggressivo con l'uomo.

Sempre dalla cronaca locale leggo che il fantomatico Consorzio Ombrone (una roba a cui confronto le famiglie dell'auditel di Caparezza sono il top dell'utilità e soprattutto della trasparenza) nell'intento di pulire gli argini dell'omonimo torrente ha massacrato la fauna locale, lasciando oltre all'erba tagliata anche cadaveri putrescenti di uccelli acquatici vari nonchè pare di qualche gatto trovatosi per sfiga nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Queste notizie mi fanno girare particolarmente i coglioni.

Perchè a parole tutti sono animalisti, tutti hanno rispetto di etc...

E così il popolo ignorante così come i politici suoi pari si bea delle iniziative di ripopolamento di lupi, orsi, tigri dai denti a sciabola e così via.

Poi quando i lupi, gli orsi e tutto il resto non si comportano come pelouche o tamagochi si abbattono. Perchè sì va bene la tutela della biodiversità ma cazzo, c'è l'utile del contadino di merda del paesino più di merda della galassia da difendere. Perchè l'orso non era come Yoghi, oppure perchè cazzo quelle gallinelle d'acqua hanno nidificato proprio dove dovevano passare le sacre macchine del Consorzio in questione.

Ma vaffanculo, vah!

lunedì 12 maggio 2008

UN NUOVO CAMPIONATO

Con la partita di ieri (vittoria di Reggio Emilia abbastanza agevole) si chiude la stagione del Pistoia Basket. 1-3 al primo turno dei playoff di A2, un risultato più che onorevole ed una stagione che tutto sommato mi (ci) ha fatto anche divertire in varie occasioni, regalato le mie belle trasferte, dato momenti di sfogo and so on.

Già cominciano le voci di nuovi arrivi, partenze, obiettivi etc... etc.. La grande macchina che riparte, con grande strepitio di ingranaggi e ruote dentate. Un nuovo campionato, senza che questo sia nemmeno finito è già alle porte. Si vince si perde, si va su, si va giù.

Ecco, credo che farò l'abbonamento anche il prossimo anno, seguirò le mie trasferte e così via. Ma ho proprio la sensazione che per questa - come, purtroppo per tante altre cose (ritenute) ben più serie - siamo (e di sicuro sono) come un criceto che corre sulla sua ruota. Pedala, pedala, pedala e alla fine è come se non si fosse mosso di un millimetro.

venerdì 9 maggio 2008

WEB 2.0

Quando guardo la mia mail, oltre ai quintali spam la maggior parte dei messaggi che mi arrivano sono di cosiddetti social networks.

Non sono un'esperto di queste robe e non ho la minima ambizione a diventarlo : i vari myspace, facebook, badoo mi sembrano solo dei vuoti giochini, ma almeno non hanno l'ambizione di servire a qualcosa.

Caso diverso sono invece i "network professionali" tipo linkedin, plaxo etc... che appunto affollano la mia mail per colpa in parte mia (che non ho detto "no") e soprattutto dei vecchi colleghi che ancora cavalcano la tigre dello sfolgorante mondo delle forniture IT e che periodicamente mi "invitano" qua e là semplicemente perchè più contatti significano nel loro cervello una condizione migliore.

Che cosa vuol dire "condizione migliore" ? Miglior punteggio, quindi migliori possibilità di proporsi per una fornitura, un lavoro o chissà cosa. E' il solito meccanismo della catena di S. Antonio con tutti i suoi bei meccanismi tipo questi:
- quando una persona della tua "rete" aggiorna la propria ti arriva il suo messaggio di "Profile updated"
- quando tizio ha bisogno di aumentare il suo "rating" può chiedere anche la tua "raccomandazione", che in genere si risolve in un "Sì, ha lavorato con me, è bravo." seguita dal messaggio privato "Però non mi rompere più i coglioni,ok ?"

Non ho notizia di nessuno che sia riuscito a ricavarci qualcosa, ma molti prendono il tutto veramente sul serio. I miei profili sono quasi tutti vuoti e fatti solo perchè gente che conosceva la mia mail mi ha "invitato" e mi pareva più faticoso scrivere qualcosa che premere un bottone con scritto "Si".

Per inciso, anche da tutti i curriculum spediti nel corso degli anni via internet ho avuto riscontro quasi nullo. Dei profili presenti su second life mi dicono che il 90% sono solo degli zombie, fatti e non più usati.

Che il famoso Web 2.0 sia solo una delle tante inutili stronzate vendute come rivoluzioni epocali mi pare ovvio.

Che a tutte le cazzate che vengono fuori ci sono sempre folle di stronzi che ci si buttano con ingiustificato fervore pseudo-ottimista mi sembra altrettanto evidente, ma ogni volta mi sorprende.

Sarà solo che alla fine mi aspetto sempre che la gente abbia un cervello, al di là di tutte le evidenze che mostrano il contrario.

venerdì 2 maggio 2008

LA MIA BUONA AZIONE

Una settimana fa ho trovato per terra mentre andavo a lavoro un portafoglio. L'ho aperto e c'era il mondo : documenti vari, carte di credito etc... oltre ad un unico foglio da 500 euro. Non li avevo mai nenache visti i fogli da 500 euro fino ad allora.

Il primo pensiero che mi è venuto in mente è stato di tenere i 500 euro e portare il resto ai carabinieri. Poi era il giorno del concorso e non potevo arrivare tardi, così per il momento ho messo il portafoglio in saccoccia rinviando a dopo la decisione.

La mia decisione l'ho presa durante il tragitto : sarà che era una bella giornata, sarà stato il pensiero che mi era capitata l'occasione di fare "una buona azione" che forse possa dare lustro a periodi di vuoti e grigi tran tran ... sarà non so cosa ma mi sono convinto di restituirlo, così com'era.

In ufficio ho chiesto cosa ne pensava al mio collega più vicino alla condizione di amico (di per sè trovo che collega ed amico sia una contraddizione in termini) che di solito è un pò la mia "voce della ragione". Ha detto che la cosa migliore era prendersi gli euri ed imbucarlo nella cassetta della posta, che a volte capita pure che ti fanno causa dicendo che i soldi erano di più.

Ho pensato che aveva ragione, che il mondo oggi è questo, ma che l'avrei comunque restituito. Così dopo essere uscito ho rintracciato il tizio che lì per lì non sapeva capacitarsi della cosa. E' voluto andare ad un bar per cambiare gli euri e darmene una parte, ma la barista non ne aveva ed il tutto si è concluso con lui che mi ha chiesto il numero di telefono perchè si sarebbe rifatto vivo.

Quel giorno mi sono sentito molto contento di me, direi il 70% per questa cosa ed il 30% per il concorso andato bene. Chi mi conosce sa quanto questa situazione (di autosoddisfazione, ammesso che la parola esista) sia poco frequente. Altre persone che mi conoscono mi hanno detto che sono stato semplicemente un bischero.

Dalla buona azione è passata una settimana. Grazie a Dio non ho ricevuto telefonate o buste con soldi. Il tizio l'ho incrociato di nuovo (è muratore e lavora ad una casa vicino a mia nonna) molto di sfuggita. Non mi è corso dietro.

Magari un'altra volta non so cosa farò.

Ma per questa volta sono contento che tutto sia andato così.