giovedì 8 gennaio 2009

LA MESSA E' FINITA, ANDATE IN PACE.

Da ieri sera non faccio più parte di alcun gruppo ultras, visto che quello che era il mio si è sciolto.

Motivi, dettagli e tutto il resto appariranno su fanzine, comunicati e quant'altro con modi e tempi che a questo punto mi riguardano fino ad un certo punto, ma che tutto sommato seguiranno (presumo) i canoni di tanti articoli visti su ultrasbasket, fans magazine e via dicendo.

Qui del resto non mi interessa parlare in generale, ma di me. Quindi mi perdonerete la visione volutamente parziale o forse minimalista.

Per me poter presentarmi in un qualsiasi ambiente distinguendomi dalla massa grigia è importante. Sarà difetto di autostima, personalità quello che volete. E mi fa star bene.

Per questo mi sento solo di ringraziare chi (e non parlo solo del gruppo ma anche della mia M.) mi ha permesso di farne parte.

Solo che man mano che vai avanti con gli anni, diventa sempre più difficile. Per lo meno escludendo i canoni tradizionali (carriera, macchina, soldi, amanti etc...) che tanto piacciono a molti miei coetanei ma che a me fanno solo tristezza. L'occasione di poter far parte di un gruppo ultras a 34 anno in modo probabilmente più intenso e vero di quando "avrei dovuto farlo" è stato un regalo insperato.

E anche un qualcosa che mi ha fatto andare avanti fra notti insonni, pannolini, cartoni idioti alla TV, discorsi altrettanto idioti sui bimbi fra genitori ... e commerciali e budget e business plan, delibere, determine, router, firewall e tutte le cazzate della vostra bella società borghese tecnologica e commerciale. E' proprio quando vedi la tua giovinezza che inizia ad andarsene che ti ci tieni ancor più disperatamente attaccato.

Fino a quando semplicemente e pezzo per pezzo finisce, come tutto.

Esco da questa chiesa pagana in cui si celebra il rito funebre dello scioglimento dopo aver recitato i miei salmi ed aver ascoltato l'omelia. Mi incammino verso casa. Anzi verso casa di mia nonna, perchè a furia di parlare ho perso anche l'ultimo treno, il che la dice lunga su quanto sia una persona concreta e matura.

Ultras o sì è o non sì è, dicono. E' vero.

Io non lo sono e non lo sono mai stato, per lo meno nel senso comune che alla parola danno molte persone (anche di idee opposte sull'argomento).

Però ho sempre cercato il mio modo di essere ultras. Come metallaro. Come hacker e anche come babbo o come anarchico. E come quasi nessuno fa, se ci penso bene.

Cammino, senza voltarmi.

Farò quel che credo, come potrò e meglio che potrò. E anche e forse soprattutto fino a che potrò.

Voi fate un pò il cazzo che vi pare.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Massimo rispetto ed empatia per le cose che dici.
Però.
Che bisogno hai di scrivere "tutte le cazzate della vostra bella società borghese tecnologica e commerciale"?
Perchè "vostra"?
E' pure la tua.
Mi verrebbe da dire, visto come ti guadagni da vivere, che è SOPRATTUTTO la tua.Io non nego che sia anche la mia e che tragga anche guadagno dal fatto che sia così.Se davvero si vuol vedere in un'altra maniera bisogna VIVERLA in un'altra maniera! E'inutile che io e te ci riempiamo la bocca di tante parole e poi, PROPRIO COME TUTTI GLI ALTRI, troviamo soluzioni FACILI.
L'hacker? L'ultras? Il metallaro?
Tutto ok, tutto giusto, ma anche tutto facile.
Mi sembra un po' la storia del rivoluzionario a pancia piena o dell'armiamoci e partite.
E se la vera rivoluzione fosse invece nel fare il nostro con coscienza senza ucciderci nel pensiero che meritiamo di più, che la vita di qualcun'altro è sempre più bella e interessante o che siamo troooppo superiori e troooppo migliori del mondo circostante?
E, A SCANSO DI EQUIVOCI E DI INUTILI POLEMICHE, RIPETO CHE E'UNA CRITICA IN PRIMO LUOGO RIVOLTA A ME STESSO.
R.

Anonimo ha detto...

Si torna sempre lì : meglio qualcosa (di imperfetto, di poco, di facile, di tutto quello che vuoi) o niente?

Per me meglio qualcosa.

Credo che ognuno debba poter fare la rivoluzione che riesce a sostenere.

Non sarò ricordato come Ghandi, Bakunin o chi vuoi tu. Così come i programmi che faccio o le formule che posso trovare non saranno mai quelle di un Turing o di un Goedel.

E con questo? Io penso che il provare a pensare ad un modo di vivere diverso, secondo le MIE forze mi dia diritto a dire che questa non è la MIA società.

Poi sono pienamente d'accordo che i soldi che prendo sono buoni. Ma pure il lavoro che gli do è buono, credimi molto più di quello che si meriterebbero.

Anonimo ha detto...

Forse mi sono spiegato male.
Ho scritto:
"...E se la vera rivoluzione fosse invece nel fare il nostro con coscienza senza ucciderci nel pensiero che meritiamo di più, che la vita di qualcun'altro è sempre più bella e interessante o che siamo troooppo superiori e troooppo migliori del mondo circostante?..."
Te hai scritto:
"...Credo che ognuno debba poter fare la rivoluzione che riesce a sostenere...."
Non è la stessa cosa?
O son diventato pure SCEMO oltre che "borghese,tecnologico e commerciale"?
R.

Anonimo ha detto...

Beh, a mio modo di vedere quanto ho scritto io è simile alla prima parte di quel che hai scritto tu.

Nella tua seconda parte io ho letto una nota polemica nei confronti di chi si ritiene (a torto, secondo te) fuori da tutto il merdume.

Gruppo di persone fra cui potrei anche rientrare, secondo un'impostazione "massimalista".

Io, in altri termini, credo che quello che ho fatto finora sia troppo poco e imperfetto, abbozzato non soddisfacente e tutto quel che vuoi per potermi definire un "rivoluzionario".

Penso però che sia comunque sufficiente per dire che non faccio parte delle schiere di zombie che vestono D&G e sfanalano con le Audi o le BMW, fissi nelle corsie di sorpasso.

Ecco a me pare che la differenza fra le due visioni stia in questo.

Anche se non penso che dovremmo ucciderci in una guerra santa per risolvere il dilemma, beninteso.........