giovedì 12 giugno 2008

COME DARGLI TORTO ?

Ho poca simpatia per i sindacati che vedo in tutto e per tutto come dei politici. Ricevo, non so perchè una newsletter delle Rappresentanze di Base di Firenze, che fra parentesi non so chi siano. Questi qui di seguito riportati sono dei pezzi presi dall'ultima mail. Si potrebbero fare mille considerazioni sull'innegabile populismo etc... Ma sul concetto di base mi chiedo .... come dargli torto?

Sul fronte del lavoro..peggio che a Kabul !
Ieri 11 Giugno 2008: 10 lavoratori uccisi !


Dall’inizio del 2008 sono ormai 470 i lavoratori caduti in questa guerra non dichiarata, mentre gli infortuni raggiungono ormai gli oltre 470.000…sono cifre enormi, delle quali però purtroppo nessuno tiene conto, né la politica in altro affaccendata, né i mezzi di informazione che spesso relegano queste notizie in qualche piccolo riquadro interno.

Dopo la Tyssen Krupp, dopo Molfetta, ieri abbiamo avuto una nuova vera strage 6 lavoratori sono morti all’interno di un depuratore nei pressi di Catania, mentre altri quattro sono caduti in varie parti d’Italia.

La strage senza fine continua, colpisce dal sud al nord, senza differenza di settore lavorativo, cantiere edile o fabbrica che sia, la morte colpisce sempre i lavoratori. Quei soggetti sociali ormai dimenticati da tutti, si dimenticati perché al centro dei pensieri dei nostri politici governanti e non, c’è solo l’impresa e il profitto.

Le deroghe recentemente approvate dai Governi Europei sulle 48 ore settimanali, e che potranno innalzare attraverso accordi individuali l’orario settimanale fino a 60 ore, saranno sicuramente una fonte ulteriore per nuove morti sul lavoro.

Non vogliamo andare oltre, perché vogliamo dare voce alla nostra rabbia che cresce quotidianamente contro queste morti annunciate in questa sporca guerra, poiché di vera e propria guerra si tratta, tra Lavoro e Capitale, che è il frutto di una lunga stagione di deregulation e di totale subordinazione ai voleri di Confindustria, di abbattimento dei diritti dei lavoratori, di un avanzare smisurato della precarietà, della rimessa in discussione del diritto alla salute ed alla sicurezza.

Di rituali non ne vogliamo più, di condoglianze e pronunciamenti di rito ne abbiamo le tasche piene. Esigiamo invece che il problema della Sicurezza sul Lavoro sia affrontato realmente alla radice, eliminando flessibilità e precarietà che sono alle origini di questi eventi, vogliamo altresì che il lavoro riassuma una propria centralità nell’agenda politica, magari a discapito del loro tanto amato profitto!

Perché si lavora per cercare di vivere e non per morire !

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Io, per la mia esperienza, gli do parziale torto.
Con il massimo rispetto per tutti i caduti sul - e del - lavoro.
Il grosso delle morti sul lavoro avviene nell'edilizia, argomento di cui posso parlare per esperienza lavorativa.
Il grosso delle morti in edilizia avviene per noncuranza delle normative, anche le più elementari, di sicurezza.
Le normative sulla sicurezza in Italia sono fra quelle più rigide e all'avanguardia al mondo.
Mi permetto di dire che difficilmente in Italia sarebbe accaduto quello che è accaduto per due volte nel giro di tre mesi a New York (ho detto New York non il Burkina Faso...): il crollo di una gru che ha provocato alcuni morti fra i "civili".
Per carità noi non abbiamo i grattacieli che hanno loro, ma COME NORMATIVA ci stiamo molto più attenti.
Detto questo posso dire di aver visto con i miei occhi operai che montano sui tetti come fossero gatti invece che legarsi, ponteggi della domenica fatti da operai della domenica che solitamente muoiono al lunedi, caschi e mascherine ancora integre nonostante fossero da indossare OBBLIGATORIAMENTE secondo i vari piani della sicurezza e così via.
Sicuramente sono le ditte che a volte spingono il piede sull'accelleratore, ma sono talmente tante le magagne a cui andrebbero in contro in caso di incidente sul lavoro che, perlomeno il 90% di quelle con cui ho avuto a che fare io, rispettano le regole.
Almeno nel 2008...almeno a Pistoia...
R.

Anonimo ha detto...

Copio e incollo dal sito di Medicina Democratica:

"Cinque morti sul lavoro in un giorno sono davvero tanti. Eppure sono dentro la statistica! Forse molti ignorano che la statistica che parla di una media di quattro morti al giorni per infortunio sul lavoro è comunque sottostimata. Mancano quei lavoratori, non solo immigrati, che non sono registrati come tali, mancano quegli altri lavoratori che sono rimasti vittime di incidenti stradali perché stanti e affaticati dalla guida o dal lavoro precedente. E muoiono anche altri lavoratori, vittime di esposizione ad agenti cancerogeni e tossici che quasi mai o a grande fatica riescono a dimostrare che la causa della loro morte è il lavoro. Ogni giorno, anche nel 2000, si compie una strage di qualche decina di persone per il lavoro tanto più grave quanto più culturalmente accettata .

L’amaro in bocca resta se pensiamo che le leggi ci sono, ma che le responsabilità della loro applicazione è ascrivibile a molti, prima di tutto chi ha il dovere di salvaguardare la salute a norma dell’articolo 2087 del codice civile, e cioè al datore di lavoro e poi a tutti coloro che non intervengono a vigilare, a denunciare e a condannare. Non solo, ma anche a produrre coscienza, ad organizzare iniziative e lotte contro questi serial killer."

A presto
P.